Anello del Guardingo Passignano. Sentiero 460

L’Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano, detta comunemente Badia a Passignano, adottò la regola vallombrosana nell’XI secolo per opera di Giovanni Gualberto, che qui morì nel 1073. Il Passignano è il soprannome del pittore Domenico Cresti nato proprio in questi luoghi (gennaio 1559 – Firenze, 17 maggio 1638).

Il percorso inizia dalla Badia a Passignano, al bivio tra via Poggio al Vento e via di Greve, dove si può lasciare l’auto. Si percorre in discesa la strada di Poggio al Vento costeggiando i vigneti. Dopo aver superato il ponticello sul fosso di Rimaggio e la piazzola di sosta del Maggiociondolo (bivio per percorso 458), si prosegue in salita attraverso i boschi fino all’incrocio con la strada di Rignana. All’incrocio si volta a sinistra imboccando la strada sterrata in salita che porta ai ruderi del Podere Monte, tipico edificio contadino della mezzadria. Qui si volta a destra e al successivo incrocio si prende il sentiero che sale nel bosco. In breve si raggiunge la strada bianca, via di Rignana che raggiunge il gruppo di case in località San Cresci – La Paurosa.
Si volta a sinistra percorrendo per un breve tratto la provinciale quindi si svolta ancora a sinistra in discesa verso la Badia a Passignano.
Si raggiunge Casa Pugliano, casa natale di Domenico Cresti detto il “Passignano” e superato il fosso di Fontepuzzoli, si prosegue in discesa tra boschi e i vigneti dei poderi di Casa La Selva e Casa Calcinaia, fino all’incrocio presso il podere Torcilacqua dove si svolta a sinistra e si arriva finalmente alla Badia di Passignano.

Lungo la strada, circa un chilometro prima della Badia a Passignano, è possibile fare una piccola deviazione per raggiungere la Cappella dei Pesci. Si tratta di una piccola cappella con la copertura del tetto che ricorda le squame dei pesci. Secondo la tradizione, nel 1050 in occasione della visita di Papa Leone IX alla Badia, Giovanni Gualberto chiese a due conversi di andare a pescare alla fonte di Camugnana. Ovviamente i due fecero notare a Giovanni Gualberto che lì non c’erano pesci, ma quando vi si recarono, trovarono due grossi lucci. Da allora le acque furono considerate taumaturgiche e nel 1510 don Jacopo Mindria da Bibbiena come ringraziamento per la sua guarigione, fece costruire questa Cappella.