Sul tetto di Fiesole lungo le tracce dei mulini di Montereggi

Questo si legge sul Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana del Repetti.

“Ma ciò che rende importante questo poggio sono le sue fonti copiose e perenni che per acquedotto sino dai tempi romani dentro Fiesole pervenivano, e che a’tempi nostri in varie piazze di Firenze a pubbliche fontane somministrano costantemente acqua potabile. Le acque perenni di questo poggio vengono raccolte in un solo canale che le accompagna nel letto del torrente Mugnone dopo aver esse messo in moto nella loro discesa 5 edifizi di molini. Sul letto del Mugnone le acque di Monte Reggi entrano in un condotto tracciato lungo l’alveo del torrente stesso fino a che arrivano ad una gran conserva, detta del Calderajo. Costà ha principio l’acquedotto reale che porta le acque in Firenze, dov’entrano per le mura del Maglio in un condotto forzato.”

Il quartiere che si estende tra Piazza d’Azeglio e Piazza della Libertà storicamente era il quartiere del Maglio (antico gioco simile al tamburello). A metà ottocento col piano di allargamento della città dell’architetto Poggi, fu abbattuta in prossimità di Piazza San Gallo (oggi piazza della Libertà) anche la Torre del Maglio, una grande struttura dalla curiosa forma di una piramide che ospitava una potente pompa idraulica utilizzata per distribuire nel quartiere l’acqua proveniente da Pratolino. Nel 1878 Via del Maglio prese il nome di Via Alfonso La Marmora.
Ciò che rese importante nel passato Montereggi, furono le sorgenti di acque perenni che sgorgavano dal costone roccioso del monte proprio di fronte alla chiesa di S.Ilario. Fin dai tempi dei romani furono queste acque, opportunamente incanalate in un acquedotto, a dissetare la popolazione di Fiesole e nel XV secolo furono destinate anche a servire i bisogni idrici di Firenze dove i Medici inaugurarono costose opere per allacciare le diverse sorgenti tramite condotti e serbatoi per poi convogliarle verso la città.
Dal 400 la località è ricordata per i suoi mulini. Nel 1809 durante il regno napoleonico risultavano attivi alle Mulina «9 mulini ad acqua». Nel 1840 si ha notizia che cinque complessi erano funzionanti per la macina del grano. Nel 1870 alcuni di questi edifici operavano ancora. Intorno al 1920 funzionava un solo mulino, quello della casa Manetti alla Querciola, poiché dal 1872 il Comune di Firenze acquistò dal Demanio l’Acquedotto di Montereggi, e le acque del lago sopra la Pieve furono quasi del tutto convogliate verso Firenze, le macine delle Mulina furono costrette a rallentare la loro attività per mancanza d’acqua .
Infatti almeno dal XV secolo e fino al XIX erano qui attivi da cinque a nove mulini, alcuni dei quali oggi trasformati in civili abitazioni sono ancora riconoscibili per via della struttura più elevata, essendo i locali sin dall’origine disposti su tre piani (seminterrato per le ruote o gli ingranaggi, pianoterra le macine e il locale di lavorazione, piano superiore l’abitazione.

Dalla Piazzetta della Querciola (218 m) (raggiungibile col bus 21 o 45) si prende il sentiero n.9 che parte dalla «Via Vecchia delle Molina», una stradina stretta fra il ristorante “Mario” e un’ abitazione.
Dopo una decina di metri l’asfalto cessa e la strada prosegue nascosta fra i giardini delle adiacenti casette seguendo il corso del vicino torrente. Fare attenzione al vecchio selciato in pietra, poiché alcuni tratti della piccola strada sono franati. Qui erano attivi diversi mulini: uno si trovava all’interno del ristorante appena superato, un altro nell’abitazione corrispondente al civico 8, e un terzo nel bel complesso settecentesco sormontato dalla tipica torre colombaia, in località chiamata appunto Molin Nuovo. Qui incrociamo la asfaltata via Nuova delle Molina che percorriamo verso destra e dopo due tornanti arriva ad un trivio (320 m), a destra prosegue salendo alla villa del Casone (grande edificio sette-ottocentesco, sormontato al centro da una massiccia torre quadrata) a sinistra una carrareccia sale ad un antico casolare.
Si prosegue di fronte, per la Via delle Molina, che ripresenta adesso l’antico aspetto, stretta ed a tratti con il vecchio selciato, attraversando il caratteristico piccolo borgo omonimo fra casette settecentesche ben restaurate a villetta e sottopassando un arco che unisce una di esse ad un tabernacolo sull’altro lato della via. Al muro, una fonte.
Giunti all’altezza di una piccola costruzione rurale a forma di torre la via volge a sinistra, trasformandosi in una erbosa stradella che giunge al cimitero di Montereggi e lo costeggia poi sul lato a monte. Un ultimo breve tratto asfaltato sale ad un bivio, proprio sotto la chiesa dal quale, salendo a destra, si giunge subito, fra due filari di cipressi, alla chiesa di S. Ilario a Montereggi (441 m) e alla strada provinciale dei Bosconi.
La chiesa risalente al IX secolo, successivamente rifatta, presenta ancora l’antico tetto a capriate. Al suo interno una Madonna di Alessandro Fei Del Barbiere e un bellissimo ciborio in pietra serena, di scuola settignanese, datato 1470.

Da qui è consigliabile proseguire l’escursione fino a Poggio Pratone, dal quale si gode un bellissimo panorama.
Attraversata la strada si imbocca, di fronte, (sentiero n.9) una stradella sterrata che, oltrepassata (a destra) la villa Baylon sale a lungo attraverso un bel carpineto. Poco dopo un curva a sinistra si lascia la stradella (indicazioni P.Pratone M.Fanna) e si sale a sinistra per una pista che porta in un grande prato. Si prosegue fino ad un bivio, ancora segnavia n.9 fino ad una piccola nuda elevazione (676 m) dalla quale si apre un bellissimo panorama sulla valle del Mugnone. Si prosegue sempre tenendo la sinistra attraverso una zona arbustiva, fino alla cima di P. Pratone.
Qui un cippo commemorativo dello scrittore fiorentino Bruno Cicognani (1879-1971) che proprio a Montereggi si era ritirato, riporta un brano dedicato a questi luoghi. tratto dalla sua opera “Il Figurinaio”

..e in questa cerchia che è proprio il tuo cuore, o Toscana, le cose più care e più belle del mondo, del mio mondo; i luoghi ch’io conosco ad uno ad uno, la mia fanciullezza, la mia giovinezza, i miei sogni, i miei canti, l’amor disperato di libertà randagia che voi soltanto siete riusciti, incantando, a quietare. O come chiaro è a voi questo fanciullo antico, non stanco; o come è chiara ogni vostra voce: la stessa della prima volta e che si rinnova ad ogni primavera!..

Intorno a noi: la valle dell’Arno sovrastata in lontananza dal Monte Falco e Falterona, la Secchieta e il Pratomagno. Fiesole con alle spalle Firenze e la sua piana con le curve dell’Arno. La valla del Mugnone circondata da Monte Morello e Monte Senario. In giornate particolarmente limpide alla sinistra di Monte Morello appaiono le Alpi Apuane.